Editorial
Sotto il cielo del Ticino…
(Deutsche Übersetzung: siehe unten)
Sono felice che la GST mi abbia chiesto di scrivere questo editoriale. Sono spesso confrontato con colleghi romandi e svizzero-tedeschi, i quali mi chiedono se a sud delle Alpi riscontriamo gli stessi loro problemi. Un grandissimo pregio di essere uno stato federale è che ciò che vale a nord vale anche a sud delle Alpi, e viceversa. Potrei quindi dire che in Ticino non sempre possiamo considerarci la «Sonnenstube».
Diversi grattacapi sono simili a molti altri cantoni Romandi o del Nord della Svizzera.
Un esempio concreto sono i problemi con le importazioni di cani dall’estero, con tutte le conseguenze del caso legate alla tracciabilità degli spostamenti e dell’eventuale importazione di animali portatori del virus della rabbia; immagino che tali problematiche mettano sotto pressione non solo i colleghi ticinesi, ma tutti coloro che lavorano in Cantoni di confine.
La vicinanza con il confine di stato aumenta inoltre la problemtica legata all’importazione illegale di medicamenti o all’entrata in Svizzera di professionisti della salute animale «non veterinari» (chiropratici, osteopati, comportamentalisti, ecc.) non sempre in regola e con un livello di formazione non consono agli standard svizzeri.
Le autorità cantonali ticinesi e la GST sono già a conoscenza, monitorando costantemente, del aumento degli istituti di formazione privati, che si definiscono Università, e propongono corsi di laurea nelle più svariate materie. Da qualche mese è sorto in Ticino un istituto che offre una laurea in medicina veterinaria sull’arco di 5 anni alla modica cifra di EUR 15'000 all’anno. Le lezioni si tengono principalmente online con 2 mesi di corsi pratici a semestre che si svolgono in Bosnia Erzegovina.
Una problematica che mi sta particolarmente a cuore, essendo io un buiatra praticante, è quello della carenza di giovani disposti a investire ed appassionarsi a questo ramo della medicina veterinaria così interessante e stimolante. Nei prossimi 10 anni in Ticino diversi colleghi buiatri raggiungeranno la meritata pensione e vi sarà pertanto una difficoltà di ricambio generazionale: prova ne è che nell’ultimo decennio in Ticino è giunto solo un nuovo collega buiatra.
La conseguenza di quanto sopra è quindi che diversi colleghi che per motivi di salute o semplicemente per potersi godere la loro pensione, stanno cercando giovani sostituti da introdurre nel mondo lavorativo; ricerca che non giunge quasi mai a buon fine.
Questo comporta la scelta obbligata di colleghi provenienti dall’Italia egualmente preparati e validissimi professionisti.
Sicuramente il motivo principale di tale carenza di forza lavoro svizzera è l’ostacolo della lingua italiana. E’ impensabile che un veterinario buiatra impiegato nel mondo rurale ticinese non parli italiano (meglio ancora sarebbe che parli il nostro dialetto ticinese!). La maggior parte degli allevatori in Ticino non parla tedesco e pochi si districano con la lingua francese, questo restringe quindi la possibile scelta di candidati ai soli studenti ticinesi o a studenti svizzeri che parlano italiano.
Un ulteriore motivo di poca attrattività della pratica buiatrica in Ticino è l’assenza di grosse cliniche e strutture che possano rendere interessante trasferirsi a sud delle Alpi per lavoro; per contro nella medicina veterinaria degli animali da compagnia si è vista negli ultimi 10 anni un’evoluzione notevole a livello di infrastrutture e apparecchiature presenti sul territorio.
Per concludere desidero lanciare un messaggio d’incoraggiamento alle nuove generazioni di veterinari: il Ticino offre diverse possibilità di lavoro e attende nuovi colleghi per poter incrementare l’offerta del nostro servizio, sia per quanto concerne la pratica veterinaria rurale, sia per quella concernente il settore degli animali da compagnia.
Matteo Previtali, presidente Ordine dei Veterinari del Canton Ticino (OVT)
Die Anfrage der GST, ein Editorial zu schreiben, hat mich sehr gefreut. Viele Deutsch- und Westschweizer Kolleginnen und Kollegen fragen mich, ob wir südlich der Alpen eigentlich die gleichen Probleme haben wie sie. Nun, wir gehören zum gleichen Staat und was im Norden gilt, gilt auch südlich der Alpen. So gesehen muss ich sagen, dass wir uns im Tessin nicht immer als «Sonnenstube» betrachten können.
Im Tessin haben wir ähnliche Probleme wie in anderen Grenzkantonen z. B. der Romandie oder der Nordschweiz. Ein konkretes Beispiel ist die Einfuhr von Hunden aus dem Ausland, mit allen Konsequenzen, die mit der Rückverfolgbarkeit und der möglichen Einfuhr von Tieren, die das Tollwutvirus in sich tragen, zusammenhängen.
Die Nähe zur Staatsgrenze erhöht auch die Problematik der illegalen Einfuhr von Medikamenten oder die Immigration von «nicht-tierärztlichen» Tiermedizinern (Chiropraktiker, Osteopathen, Verhaltensmediziner, etc.) in die Schweiz, deren Ausbildungsstand nicht den Schweizer Standards entspricht.
Die Tessiner Behörden und die GST haben auch die Zunahme privater Ausbildungsinstitute auf dem Radar, die sich Universitäten nennen und Studiengänge in den verschiedensten Fächern anbieten. Seit einigen Monaten gibt im Tessin ein Institut, das ein Studium der Veterinärmedizin über fünf Jahre für die bescheidene Summe von 15 000 Euro pro Jahr anbietet. Der Unterricht findet hauptsächlich online statt, wobei zwei Monate Praxis pro Semester in Bosnien-Herzegowina abgehalten werden.
Ein Thema, das mir als praktizierenden Nutztierarzt besonders am Herzen liegt, ist der Mangel an jungen Berufsleuten, die bereit sind, sich für diesen interessanten und anspruchsvollen Zweig der Tiermedizin zu begeistern. In den nächsten zehn Jahren werden im Tessin mehrere Nutztierärztinnen und Nutztierärzte in ihren verdienten Ruhestand gehen und es zeichnen sich grosse Schwierigkeiten beim Generationenwechsel ab: in den letzten zehn Jahren ist nur ein neuer Nutztierarzt ins Tessin gekommen.
Dies führt zur obligatorischen Auswahl von Kolleginnen und Kollegen aus Italien, die ebenso als Fachleute gelten und gut ausgebildet sind. Der Hauptgrund für den Mangel an Schweizer Kolleginnen und Kollegen ist die Sprache. Es ist undenkbar, dass eine Tierärztin oder ein Tierarzt, im bergigen Tessin tätig, kein Italienisch spricht (noch besser wäre, sie würden unseren Tessiner Dialekt sprechen!). Die Mehrheit der Tessiner Landwirte spricht kein Deutsch und nur wenige können Französisch, was die mögliche Auswahl auf Italienisch sprechende Kandidatinnen oder Kandidaten beschränkt.
Ein weiterer Grund für die mangelnde Attraktivität der Nutztierpraxis im Tessin ist das Fehlen grosser Kliniken und Einrichtungen, die es interessant machen könnten, für die Arbeit auf die Alpensüdseite zu ziehen. Auf der anderen Seite gab im Tessin in den letzten zehn Jahren im Bereich der Kleintiermedizin eine bemerkenswerte Entwicklung in Bezug auf Infrastruktur und Ausstattung.
Abschliessend möchte ich eine ermutigende Botschaft an die neue Generation von Tierärztinnen und Tierärzten senden: Das Tessin bietet viele Arbeitsmöglichkeiten und wartet auf neue Kolleginnen und Kollegen, um das Spektrum unserer Dienstleistungen zu erweitern, sowohl in der Nutztier- als auch in der Kleintierpraxis.
Matteo Previtali, Präsident Ordine dei Veterinari del Canton Ticino (OVT)